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Licenziati in tronco barista e cassiera infedeli

Set 1, 2016

Dipendenti infedeli licenziati in tronco e costretti, per limitare i danni, a lasciare parte del trattamento di fine rapporto al datore di lavoro. Si è concluso il processo per il furto con destrezza ai danni di una delle più prestigiose pasticcerie lucchesi, commesso nell’estate 2014 dalla commessa addetta alla cassa. Il sostituto procuratore aveva citato in giudizio 4 persone: due, ormai ex dipendenti della pasticceria, accusati di furto e altri due, marito e figlia della cassiera, per ricettazione. Stando all’accusa il titolare del noto bar si accorge di strani movimenti nei bagni del locale da parte di una dipendente su cui ripone una cieca fiducia, che lavorava da anni nel suo esercizio commerciale, e così si rivolge all’avvocato di fiducia e a un’investigatore privato. Il detective piazza una telecamera sopra il registratore di cassa e un’altra nel bagno dei dipendenti. Scopre così che la cassiera in questione sottrae i soldi dal cassetto con una rapidità nei gesti delle mani da far invidia al più abile dei prestigiatori. Il proprietario non crede alla storia sino a quando non gli mostrano le immagini riprese dalla telecamera. In quei filmati si vede la donna che, dopo aver ricevuto le banconote, ogni tanto ne piega qualcuna e la ripone in un cassettino che in realtà, stando alle indicazioni del datore del lavoro, doveva restare vuoto. La procura indagò anche un cameriere-barman che, dopo aver scoperto la cassiera che faceva la cresta sugli incassi, l’affronta pretendendo una percentuale come prezzo del silenzio. Dalle immagini delle telecamere dell’agenzia investigativa, si vedeva quindi la commessa che riceveva nel bagno il barman e le consegnava una banconota da 50 euro ottenendo il resto di 20. Nel procedimento penale la cassiera ha patteggiato a un anno di reclusione (pena sospesa) e il barman è stato condannato in abbreviato a 3 mesi di reclusione con i benefici di legge. Per evitare inoltre che la pasticceria si costituisse parte civile al processo, in modo da avere una pena mite, i rei hanno rispettivamente rinunciato a 10 mila dei 18 mila euro di TFR. La cassiera però, dopo il patteggiamento, ha inoltrato un decreto ingiuntivo al Tribunale Civile per ottenere il TFR ammontante a 40 mila euro, a cui si è opposto il Legale della pasticceria. Alla fine c’è stato un accordo con 15 mila euro rimasti all’azienda e 25 andati alla ex dipendente.
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