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Calunnia e diffamazione sui social: il ruolo dell’investigatore

Feb 11, 2024

Differenza tra ingiuria, diffamazione e calunnia nell’ordinamento italiano

Nell’ordinamento italiano, ingiuria, diffamazione e calunnia indicano tre illeciti differenti. Mentre l’ingiuria, un tempo considerata un reato e ora un illecito civile, si riferisce all’offesa all’onore o al decoro di una persona in sua presenza, la diffamazione implica un’offesa alla reputazione comunicata a più persone, e la calunnia si basa su un’accusa ingiusta e falsa di reato. Appurato che l’ingiuria prevede la presenza della persona offesa, quello che ci interessa trattare in questo articolo sono i reati di calunnia e diffamazione che possono avere luogo anche online, per esempio sui Social Network dove ormai ogni giorno ognuno di noi trascorre diverso tempo. Caratteristica del reato di diffamazione è che l’affermazione diffamante venga comunicata ad almeno altre due persone (cosa che ovviamente è sovente naturale che avvenga online) mentre caratteristica del reato di calunnia è di accusare di reato un individuo innocente.
Nel sistema giuridico italiano la diffamazione, anche online, è regolata dall’art. 595 del Codice Penale che così recita:

“Chiunque, fuori dei casi indicati nell’articolo precedente (n.d.r. ingiuria), comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a milletrentadue euro.
Se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione fino a due anni, ovvero della multa fino a duemilasessantacinque euro.
Se l’offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a cinquecentosedici euro.
Se l’offesa è recata a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, o ad una sua rappresentanza, o ad una Autorità costituita in collegio, le pene sono aumentate.”

Il reato di calunnia è invece disciplinato dall‘art. 368 del Codice Penale che così recita:

“Chiunque, con denunzia, querela, richiesta o istanza, anche se anonima o sotto falso nome, diretta all’Autorità giudiziaria o ad un’altra Autorità che a quella abbia obbligo di riferirne o alla Corte penale internazionale, incolpa di un reato taluno che egli sa innocente, ovvero simula a carico di lui le tracce di un reato, è punito con la reclusione da due a sei anni.
La pena è aumentata se s’incolpa taluno di un reato pel quale la legge stabilisce la pena della reclusione superiore nel massimo a dieci anni, o un’altra pena più grave.
La reclusione è da quattro a dodici anni, se dal fatto deriva una condanna alla reclusione superiore a cinque anni; è da sei a venti anni, se dal fatto deriva una condanna all’ergastolo; e si applica la pena dell’ergastolo, se dal fatto deriva una condanna alla pena di morte (n.d.r. la pena dell’ergastolo nell’attuale ordinamento).”
Le piattaforme social non sfuggono a queste leggi anche se la persona che compie i reati si nasconde dietro falso profilo.

Esempi concreti di diffamazione e calunnia sui social

I social media, per la loro natura aperta e interconnessa, sono terreno fertile per casi di diffamazione e calunnia e diversi, negli anni, sono stati i casi di denunce dovute a post pubblicati su Facebook o X (ex Twitter) ma anche su altri social come Instagram o Tik Tok. Post denigratori, commenti offensivi, e condivisione non autorizzata di immagini o informazioni personali possono rapidamente danneggiare la reputazione di un individuo. Un tweet diffamatorio o un post su Facebook che falsamente attribuisce a qualcuno comportamenti illeciti può diffondersi in modo virale, causando danni reputazionali significativi.

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Il Ruolo dell’investigatore nell’era digitale

Gli investigatori privati sono diventati figure chiave nella gestione di casi di calunnia e diffamazione sui social. Infatti il primo passo per difendersi è di identificare chi si cela dietro false identità, profili fake o profili anonimi che diffondono contenuti diffamatori. Identificare l’autore di una diffamazione online non è semplice. L’investigatore deve affrontare sfide come l’anonimato online, l’uso di VPN e altri metodi utilizzati per mascherare l’identità. Questa attività richiede un’approfondita conoscenza delle tecniche investigative digitali. L’investigatore privato rappresenta una preziosa risorsa fondamentale nella lotta contro la diffamazione e la calunnia sui social. La sua abilità nell’unire competenze legali e tecniche investigative avanzate lo rende un alleato prezioso per chi cerca giustizia in un mondo sempre più dominato dalla comunicazione digitale.

La Collaborazione tra investigatori e studi legali

Dopo l’identificazione della persona reale che si cela dietro un falso profilo, l’investigatore spesso agisce in collaborazione con studi legali per fornire prove che possano supportare azioni legali contro i responsabili di diffamazione o calunnia, ciò include l’identificazione degli autori di messaggi diffamatori e/o di calunnia e la raccolta di prove digitali come screenshot e registri di accesso. Nelle indagini su diffamazione e calunnia online, le prove digitali giocano un ruolo fondamentale. L’investigatore deve assicurare che queste prove siano raccolte in modo legittimo, preservandone l’integrità e la legalità per l’uso in tribunale. Un aspetto cruciale è la gestione etica dell’indagine. L’investigatore deve operare nel pieno rispetto delle leggi sulla privacy e sulla protezione dei dati, garantendo che le indagini non violino i diritti delle persone coinvolte.

Per saperne di più

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