Che cos’è il mobbing
Il mobbing, termine derivante dall’inglese -to mob- ossia -molestare-, è un termine entrato da tempo nel linguaggio comune e giuridico, con il quale si indicano comportamenti persecutori e ostili atti a colpire, mortificando ed emarginando, chi ne è vittima.
Il termine è utilizzato soprattutto in ambito lavorativo con riferimento a comportamenti da parte del datore di lavoro (mobbing verticale o bossing) o dei colleghi (mobbing orizzontale). Obiettivo del mobber è emarginare la vittima in ambito lavorativo sino a causare il demansionamento o addirittura il licenziamento. Sia in caso di mobbing verticale sia di mobbing orizzontale, l’azienda, dovendo garantire un ambiente lavorativo che garantisca il benessere psico-fisico dei dipendenti, è sempre chiamata a rispondere del reato.
Secondo la Cassazione Civile (3785/2009) il mobbing si configura tramite “una molteplicità di comportamenti di carattere persecutorio, illeciti o anche leciti se considerati singolarmente, che siano stati posti in essere in modo miratamente sistematico e prolungato contro il dipendente con intento vessatorio”. Quindi per accertare il mobbing occorre che i comportamenti non siano isolati ma reiterati per diversi mesi e che sia provato l’intento persecutorio.
L’investigatore privato e le prove di mobbing
In questo ambito, l’agenzia investigativa è chiamata a raccogliere prove legalmente valide a dimostrare il reato di mobbing. Questa documentazione (perizie, certificati medici, testimonianze) potrà essere utilizzata dalla vittima in un procedimento giudiziario mirato a fare richiesta di risarcimento dei danni da parte dell’Inail, come stabilito dalla Cassazione, oppure per chiedere le dimissioni dal lavoro per giusta causa.
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